Il gap etico del mondo

Analizzando diverse nazioni su scala mondiale, l’Indice di Percezione della Corruzione (CPI), misura annualmente i livelli percepiti di corruzione del settore pubblico. Diffuso a fine 2014 da Trasparency International, il CPI 2014 ha svelato uno scenario critico, in cui il fenomeno emerge ancora come male endemico del mondo. Su una scala da 0 (gravemente corrotto) a 100 (assolutamente pulito), nessun Paese ha infatti ottenuto un punteggio pieno e più dei due terzi, tra cui anche l’Italia, ne ha riportato uno inferiore a 50.

Un quadro mondiale preoccupante, che torna a far riflettere su come la corruzione danneggi fortemente il sistema economico dei Paesi che affligge. Rispetto al passato, la Danimarca conferma il suo primato (92 punti su 100), seguita da Nuova Zelanda, Finlandia e Svezia, con un quinto posto ex aequo tra Norvegia e Svizzera. Francia (69), Turchia (45) e Cina (36) si distinguono invece in negativo, perdendo alcune posizioni, mentre Corea del Nord e Somalia restano in fondo alla classifica.

Nel complesso, comunque, lo scenario europeo ne esce positivamente, con una media di 64 punti su 100, grazie alle performance apprezzabili non solo del gruppo scandinavo, ma anche di altre nazioni europee (Paesi Bassi, Lussemburgo, Germania, Islanda, Regno Unito), piazzate nelle prime venti posizioni. Ad abbassare la media, l’Italia (43), anche quest'anno al 69° posto, sullo stesso gradino di Romania, Bulgaria e Grecia e superata dal Sud Africa.

«Il CPI 2014 evidenzia come il nostro Paese non sia ancora riuscito a intraprendere la strada giusta per il suo riscatto etico»: così il presidente di TI Italia, Virginio Carnevali, ha commentato i dati del CPI 2014 durante la presentazione del portale Alac - Allerta Anticorruzione, https://alac.transparency.it/#/ innovativo servizio per la segnalazione anonima di casi di corruzione, ricordando come la lotta a questo fenomeno si gioca lavorando prima di tutto sul tessuto culturale e sul concetto di responsabilità di ogni Paese.