Riflessioni kantiane

Corruzione, mancanza di trasparenza, illegalità sono mali che non accennano a indebolirsi, come mostra tra l'altro il nuovo CPI - Corruption Perception Index da poco diffuso da Transparency International. Dati che riprendono anche quest'anno il dibattito sul binomio etica-economia, ampiamente trattato durante l'Oscar Pomilio Forum 2012 da Nils Ole Oermann, consulente del Ministro dell’Interno Wolfgang Schäuble del governo Merkel e direttore del programma su Religione, Politiche ed Economia alla Humboldt University di Berlino.

La lectio magistralis di Oermann parte dal celebre quesito kantiano “Cosa devo fare io?” ricordando come, per il filosofo tedesco, la risposta sia da individuare proprio nell'etica. Secondo Oermann tale domanda morale si applica a diversi livelli, essendo valida tanto per le nostre scelte quotidiane, quanto per le decisioni che prendiamo nell'ambito lavorativo.

È in tal senso che Oermann vede l'etica e l'economia come due campi interconnessi: «Etica e business non sono in contrasto – spiega Oermann – Se si fanno affari poco etici, si può avere successo a breve termine e a volte anche a lungo, ma prima o poi tutto viene alla luce».

Ne deriva l'importanza della dimensione morale che si traduce in un senso di responsabilità, a livello sia individuale che collettivo, da prendere come punto di riferimento non soltanto da parte dei cittadini e dei leader politici, ma anche per lo sviluppo di un nuovo modello di impresa che sia eticamente sostenibile: «Essere sostenibili significa essere coraggiosi, rispondere dei rischi che si corrono. E significa imparare a percepirsi come parte di una catena di generazioni, un anello tra chi ci precede e chi ci seguirà».